RIQUALIFICAZIONE DI PIAZZA GIOVANNI DA CAVERSACCIO
Valmorea (CO)
Descrizione
La proposta progettuale ha come punto fermo la rilettura dell’esistente, che per noi è il punto di partenza e non di arrivo. Il punto di arrivo, per noi, è la riscrittura di un nuovo brano da aggiungere a quello che già esiste, che è precedente riscrittura a sua volta. Non è un atteggiamento conservatore e immobilista, è piuttosto un approccio pragmatico che esprime un giudizio di valore e una presa di posizione sul presente e sul passato.
L’ambito sul quale si chiede di intervenire è diventato una forte centralità urbana fatta di diversità spaziali e temporali. Il disegno attuale, accettando e incorporando la cesura della viabilità, ricompone una unità fragile attraverso pochi segni e la vegetazione. Nonostante questo, non è difficile leggere due sotto ambiti distinti: lo spazio che inquadra, anche dal punto di vista toponomastico, la piazza Giovanni da Caversaccio, la vecchia piazza per intenderci, e lo spazio con la meridiana che ospita il mercato e le feste e che si affaccia su via IV Novembre. Lo spazio attuale è ibrido in una accezione che consideriamo positiva e che è un obbiettivo della nostra proposta.
Il padiglione per le feste alla piazza di Caversaccio è per noi l’occasione per potenziare relazioni urbane esistenti, stabilirne di nuove e sottolineare l’opportunità di un ripensamento a scala maggiore di alcune questioni. Non è un oggetto centralizzato e subito riconoscibile, ma un elemento urbano diffuso che si affaccia sulla piazza e sul giardino. Un elemento tettonico, nel senso più classico, mai effimero. Una capanna di semperiana memoria composta dai classici elementi del tetto, recinto, focolare e terrapieno, che può ospitare usi diversi in momenti diversi che si sono consolidati nel tempo. È un luogo dove proteggersi dal sole o dalle intemperie, dove poter chiacchierare con gli amici e leggere il giornale al fresco del giardino godendo dell’ombra degli alberi. Un luogo che può ospitare la vendita di prodotti durante i giorni di mercato, dove si possono svolgere piccole feste e celebrazioni. È ibrido come lo spazio nel quale si inserisce e dialoga. Lo è nell’uso, lo è nella forma, sinuosa e morbida verso la piazza dura, ritagliata e netta verso il giardino. Il padiglione si compone di un tetto piano sorretto da esili pilastri metallici che verso lo slargo si accoppiano a sottili colonne lignee spanciate da una leggera entasis che sembra essere prodotta dal peso della copertura. Il focolare della capanna descritta da Gottfried Semper è qui l’unico elemento che realmente radica al suolo il padiglione: un blocco rivestito con una pelle metallica, che contiene la cucina, i servizi ed il punto di vendita che si apre verso lo spazio coperto. La cucina si può facilmente ampliare in caso di necessità e connettersi alle complementazioni che vengono realizzate temporaneamente durante il festival che si svolge in estate nella piazza.
Si è optato, quindi, di proporre un intervento di addizione e sovrascrittura all’esistente, senza modificarlo. In aggiunta si propone di ritirare l’asfalto sul tratto di via IV Novembre prospiciente la piazza, per fare nuovamente apparire la pavimentazione del progetto anteriore, e fare avanzare la pavimentazione di porfido fino all’incrocio con via Forno Vecchio per segnalare in maniera discreta l’entrata da sud nel centro abitato.
Realizzato in collaborazione con:
Arch Federico Calabrese
Arch Roberto Cacciapuoti
Pedro Macedo